Entropia Cinese

Il concetto di Yin e Yang permea il tessuto della società cinese. Il suo significato si perde nella notte dei tempi e vive costantemente nella mentalità di questo popolo. La filosofia di Yin e Yang definisce l’equilibrio esistente tra gli opposti. Il male e il bene, l’oscurità e la luce, il femminile e il maschile, la notte e il giorno. Essi sono interdipendenti l’uno dall’altro e non possono esistere senza la loro esatta opposta metà.
Da ormai qualche mese sto elaborando questo difficile concetto per trasportarlo alla vita quotidiana in cui sono immerso.
Shanghai è il mio campione di riferimento in tutto questo. Ed è qui che seguendo la filosofia cinese ho capito che il concetto di ordine non può che coesistere con il suo esatto opposto: il disordine.
Voglio dedicarmi a quello che avviene lungo le strade di questa metropoli.
Passeggiare per le strade di Shanghai, pedalare sulle corsie dedicate ai ciclisti e farsi trasportare dai mezzi pubblici di superficie permette di rendersi conto di come il caos sia predominante in questa società dove la regola è la non-regola.
Non è affatto una sorpresa (almeno per chi ci vive) ritrovarsi a pochi centimetri da una macchina che dal senso opposto “taglia” imprevedibilmente la generica regola occidentale di “precedenza ai pedoni” reclamando il proprio diritto di transito senza curarsi di farlo nel senso opposto di marcia. Cercare di passeggiare sui marciapiedi si trasforma in una complicata gimcana tra motorini e biciclette che reclamano il loro diritto di esserci. E devi guardarti bene dal non dare loro spazio poiché loro lo spazio non te lo concedono. Pensare di attraversare una strada credendo che rispettare i colori dei semafori sia oggettivamente una buona norma si trasforma in una decisione pericolosa perché non è il colore a dare o a negare il diritto al passaggio ma è semplicemente l’azione stessa, attraversare, ad essere necessaria. La si compie e basta.
Ecco quindi che il semaforo diventa un semplice consiglio dato da una persona poco raccomandabile, lo stop corrisponde all’anagramma di un’altra parola e i sensi di marcia servono semplicemente a separare due marciapiedi distanti qualche decina di metri.
Ma in tutto questo dove si colloca l’ordine? L’ordine diventa l’equilibrio di questo disordine. Chi vive a Shanghai capisce che se non si adegua al disordine non riuscirà mai ad arrivare sano e salvo a destinazione.
Guardando con occhio critico questa apparente confusione mi sono reso conto che, alla fine, funziona.
La definizione di ordine non cambia ma si trasforma poiché è nella perfetta organizzazione di questo disordine che il meccanismo non si inceppa.
Le persone, le biciclette, gli autobus e le automobili riescono ad evitarsi con maestria tra di loro e questa processo entropico si trasforma in un preciso ingranaggio dove ogni dente si incastra con ammirevole precisione con l’altro senza farlo inceppare.
Tutte le regole che ho portato con me da casa devono essere messe in un angolo, vanno dimenticate per un attimo e diventa preponderante adattarsi al non rispettare la regola (occidentale) perché solo così è possibile evitare di scontrarsi con il furioso taxi diretto all’aeroporto nell’ora di punta.
Soverchiare le regole imparate finora è la necessaria evoluzione alla mia attuale sopravvivenza.

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