Un passo dopo l’altro

Imparare una lingua è di per sé una missione complicata perché comporta la delicata immersione in una realtà diversa dalla propria, dove tutto è comodo e già assodato.

Negli anni passati ho potuto immergermi ed esplorare realtà “vicine” alla mia in cui poter consolidare e apprendere linguaggi già ascoltati, già visti e soprattutto simili nelle strutture grammaticali e nelle radici delle parole.
Con il cinese invece la questione è parecchio diversa. 
Se con l’inglese ed il francese era come se fossi un bambino di 6 anni che cominciava le scuole elementari con nella testa l’idea sufficientemente forte di poter giocare con le parole già udite ora mi trovo improvvisamente catapultato alla fase nascita in cui nulla è conosciuto e tutto è una scoperta.
Come un infante sto cercando piano piano di creare quelle strutture mentali in grado di sostenere la parola.
Le diverse tonalità delle vocali accompagnate dalle melodiose nuove parole sovrastate dai caratteri disegnati ad arte rendono il mandarino una vera sfida.
Per raggiungere il tempio in cima alla montagna bisogna scalare la lunga ed impervia gradinata mettendo un piede dopo l’altro, allenando la struttura dei muscoli della gola e creando la perfetta melodia ascoltando il ritmo dei propri passi.
E’ solo la mia seconda settimana. E’ ora di tornare a scuola.
Il proverbio cinese è di diritto in questi casi:
Non abbiate paura di crescere lentamente, abbiate solo paura di restare fermi.
不怕慢,就怕停

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